Racconti

leggere, sognare, scrivere... pensare

Quando le parole degli altri sostituiscono la propria esperienza, è meglio non ascoltare e rinchiudersi nel cesso.
di Angela Cavelli

Fiabe e racconti

Cosa sarebbe la vita
senza storie...

Martedì 18 Ottobre, 2016
Angela Cavelli
Vi propongo un racconto di Jamaica Kincaid, una scrittrice giamaicana che scrive sotto pseudonimo e tratta del rapporto di una ragazzina con sua madre, anzi, della madre con la ragazzina.
Ho pensato di leggervelo perché è interessante.
«Lava i panni bianchi di lunedì e mettili sul mucchio di sassi, lava i panni colorati martedì e mettili sul filo ad asciugare. Non camminare a capo scoperto sotto il sole cocente, fai le frittelle di zucca in olio dolce ben caldo, metti a mollo la biancheria appena te la togli, quando compri il cotone per farti una bella camicetta bada che sopra non ci sia la gomma altrimenti si allenterà dopo averla lavata. Metti a bagno il pesce sotto sale la sera prima, è vero che canti i benna a catechismo– i benna sono i canti di Antigua –, «(…) mangia in modo da non dare agli altri il voltastomaco, la
domenica cerca di camminare come una signora e non come quella zoccola che vuoi diventare. Non
devi parlare con quei topi di fogna del riformatorio, nemmeno per dare indicazioni, non mangiare la
frutta per strada, le mosche ti verranno dietro».2
Il discorso prosegue sempre con questo tono.
«Guarda come si fa l’asola per il bottone che hai attaccato, come si fa l’orlo al vestito
quando vedi che pende, così non sembrerai quella zoccola che, lo so, vuoi diventare».3 Così va
avanti e dice anche: «Guarda come si ama un uomo e se non funziona ci sono altri modi e se non
funziona, non sentirti troppo male all’idea di lasciar perdere. Schiaccia sempre il pane per
controllare che sia fresco» – ho saltato davvero molto – , «“E se il fornaio non mi fa toccare il
pane?” chiede la ragazza, e la madre: “Intendi dire che finirai per diventare il tipo di donna che il
fornaio non fa avvicinare al pane”. »4
Appena l’ho letto ne ho parlato con Giacomo Contri in quanto a me sembra prescrittivo e
lui mi ha bastonato – cioè mi ha fatto venir giù dalla pianta, come si dice, e cadere per terra –,
dicendo che la madre dà delle indicazioni alla ragazza per diventare una signora e non una zoccola;
è come dire che fa un’azione economica di vantaggio, produce un vantaggio.
Giacomo B. Contri
Per una volta una madre non da gulag. Avete presente il gulag?
Angela Cavelli
Questa donna non s-viene all’appuntamento perché dice che cosa è stato vantaggioso per
lei, e pensa che sarà vantaggioso anche per la figlia. Sarà poi la figlia a ereditare, a fare proprio ciò
che le dice la madre, se le interessa e se vuole diventare una signora.
Questa donna mostra un agire economico efficace.
Ricordo che Raffaella Colombo parlava di un ragazzino che faceva lo scemo e che lei disse
a questo ragazzino che se avesse continuato a comportarsi così lo avrebbero preso per scemo.
Anche questa è un’indicazione: come dire di andare verso una strada di successo, invece di fare lo
scemo. Le indicazioni della madre sono: “Se ti vesti come una zoccola, ti si prenderà per una
zoccola”, oppure: “Se vuoi diventare una signora, devi cambiare registro, cambiare modo”.
Ho pensato che in questo caso non si tratta di un condizionamento tipo schema stimolo-risposta
perché comunque, la madre fa pensare la figlia e starà poi alla figlia, appunto, ereditare le indicazioni della madre.
Giacomo B. Contri
Un esempio di comportamento economico, a proposito di “non fare lo scemo”, è questo: se
proprio mi sento disposto a dire a qualcuno di non fare lo scemo, poi – anzi, addirittura in anticipo –
gli devo chiedere cento euro, come per una seduta.
Ci sono due modi assolutamente opposti di dire a qualcuno di non fare lo scemo: uno è
l’ingiuria, ovvero ti do dello scemo, col che poi mi espongo alle ritorsioni, peraltro meritate; un po’
come tutti quelli che vanno a dire alla gente cosa pensano di loro: non ci penso nemmeno; cento
euro.
L’altro, se gli ho chiesto cento euro, non si sentirà diffamato perché gli ho detto di non fare
lo scemo: se l’ho fatto per cento euro, sono stato il suo consulente di quel giorno. Poi esisteranno
altri modi di retribuzione, ma anche la frase “non fare lo scemo” può essere pensata in termini
retributivi e la retribuzione è un caso di relazione. Io ho guadagnato i cento euro, quello là ha
guadagnato una consulenza.
Già negli anni ’10 gli psicoanalisti di Freud si accorgevano che era gravissimo che fra di
loro si dessero del nevrotico, dell’isterico, del paranoico: è cominciato così, alla fine hanno dovuto
stabilire qualche regola al riguardo perché l’aggressione degli uni verso gli altri con queste diagnosi
erano palesi. Un giorno ho capito, nella mia lunga carriera, che mai avrei detto a qualcuno che era
nevrotico ossessivo se non per molte volte cento euro.

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